Anna Campbell/ (1991-2018)
anarchica e antispecista, partigiana internazionalista in Rojava
Anna nasce a Lewes in Inghilterra, è figlia del musicista Dirk ed eredita l’inclinazione per l’attivismo dalla madre Adrienne.
Sarà all’università che il seme della militanza germoglierà definitivamente nella sua vita, facendole prendere attivamente parte alle proteste studentesche. Così ben presto, ai suoi amati classici inglesi, comincerà a preferire libri su anarchismo, femminismo ed ecologia.
Nel 2012, anno in cui perderà sua madre, abbandonerà l’università per iniziare la formazione come idraulica, ma l’attivismo assorbirà sempre di più la sua vita lasciandole poco spazio per altro.
Femminista appassionata, vegana, orgogliosamente queer e antispecista si unirà al collettivo Empty Cages e alla Hunt Saboteurs Association e sarà attiva in molti progetti e campagne anticarcerarie, come Prison Expansion e Smash IPP. Si farà tatuare ACAB sulla cassa toracica e sarà una delle prime persone ad entrare a Calais per proteggere lə rifugiatə dai gendarmi.
Aderirà anche al Bristol Anarchist Black Cross e a ZAD de Notre-Dame-des-Landes, movimento francese simile per istanze, a quello no TAV.
Nel maggio 2017, Anna parte per il Rojava e dopo l’addestramento prende parte ai combattimenti nella campagna di Deir ez-Zor con le YPJ.
Intorno al 20 di gennaio dell’anno seguente, il cantone di Afrin comincerà a illuminarsi di bombe e a tingersi di sangue. Anna si tingerà invece i capelli di nero nel tentativo di non dare troppo nell’occhio e chiederà alle sue responsabili di potersi unire alla battaglia di liberazione.
La jihad pare infatti avere un interesse particolare per lə internazionalistə e lə compagnə curdə tendono a essere particolarmente protettivə nei loro riguardi. Il permesso viene comunque accordato. Il 15 marzo 2018, Anna sarà uccisa in un attacco missilistico delle forze armate turche, mentre con altre cinque compagne cerca di fare scappare lə civili.
“La nostra compagna britannica Hêlîn Qereçox, è diventata il simbolo di tutte le donne dopo aver resistito al fascismo ad Afrin per creare un mondo libero. Promettiamo di portare a termine la lotta di Şehîd (martire) Hêlîn e di onorare la sua memoria nella nostra lotta per la libertà.“
(comunicato delle YPG)
Alla notizia della sua morte si solleveranno proteste in tutto il mondo, specie a Bristol, dove la sezione locale del Kurdish Solidarity Network (BKSN) e lə compagnə di Anna, bloccheranno gli uffici della BAE Systems, responsabile di fornire le armi per il genocidio alla Turchia.
Intanto al padre di Anna, Dirk, viene annunciato che il corpo della figlia non può venire né localizzato né recuperato previo termine dei combattimenti. Per tanto scriverà una lettera aperta al governo inglese, in cui affermerà che la Turchia stia violando l’articolo 15 della Convenzione di Ginevra: “cercare i morti e impedire che vengano depredati”.
Restando le sue richieste completamente ignorate, organizzerà una campagna per recuperare il corpo della figlia, accusando il governo britannico di scandaloso ostracismo e di collaborazione con la Turchia. Un anno dalla morte di Anna, a Bristol durante una manifestazione, sarà bloccata una grande rotonda causando seri problemi di traffico nell’area locale. Scritte sui muri di solidarietà spunteranno un po’ ovunque, specie nei posti dove Anna militava, Easton, Bristol e Saint Pauls. Helin non sarà dimenticata, perché i martiri non muoiono, è caduta in prima linea dove voleva essere, aiutando a sfollare civili durante i bombardamenti, difendendo un movimento rivoluzionario e combattendo il fascismo dello stato islamico.
A Helin che rendeva la lotta una festa e che nella sua breve vita a reso il mondo un posto migliore.
Onore alla resistenza.
Con la speranza che non siano solo montagne.
“Sembra una piccola cosa, ma ricordo che quando era a scuola proteggeva un calabrone dal tormento degli altri bambini.
Lo ha fatto con una tale forza di volontà
che l’hanno ridicolizzata. Ma non le importava.
Era assolutamente determinata
quando si trattava di ciò in cui credeva”.
(Dirk Campbell ricorda Anna a 11 anni)
“Voi curdi subite le stesse discriminazioni, deportazioni e omicidi che abbiamo inflitto a irlandesi, scozzesi e gallesi.
Che gli europei hanno inflitto ai nativi americani.
Che i nazisti inflissero agli ebrei.
Il mondo é andato avanti. Certo che l’ha fatto, no?
Com’è possibile considerare queste atrocità se non come orribili, oltraggiose, inaccettabili, per quanto vengano mascherate da argomenti superficialmente plausibili?
I pretestuosi argomenti economici che la Gran Bretagna usa per giustificare la vendita di armi alla Turchia?
E che la Turchia a sua volta usa per giustificare il genocidio dei curdi? Come può essere?
Mi si spezza il cuore. Distrugge la mia speranza. Eppure c’è speranza. Molti milioni di noi sono qui in Gran Bretagna, in Islanda, in tutti i paesi d’Europa, in America- siamo consapevoli della vostra situazione. Non resteremo indifferenti. Porteremo l’ingiustizia e l’orrore che state subendo davanti ai nostri governi. Non vi dimenticheremo. Proprio come non dimenticherete mai mia figlia che ha vissuto, riso, ballato, condiviso, combattuto ed è morta con voi.
Uniti, insieme, faremo in modo che non sia morta invano.
Con amore e determinazione.”
(Dirk Campbell)