Street Transvestite Action Revolutionaries

Sylvia Rivera (1951-2002)
femminista, donna trans e rivoluzionaria, sex worker, drag queen, senzatetto, madrina dei moti di stonewall del ‘69 e promotrice di diritti umani per tutte le categorie oppresse della società.

Sylvia nasce a New York nel 1951, abbandonata dal padre e rimasta orfana dopo il suicidio della madre, fino all’età di undici anni verrà data in affidamento più volte, subendo violenze e abusi. Fuggita di casa comincerà a prostituirsi per sopravvivere ed entrerà in contatto con la comunità drag newyorkese, i gruppi LGBTQIA* e femministi.
Verso i 14 anni incontrerà e stringerà una forte amicizia con Marsha P. Johnson, icona del movimento drag e gay e musa di Andy Warhol, con la quale prenderà parte a numerose proteste per i diritti della comunità transgender.
Al tempo la comunità LGBTQIA* non erano ammessa nei bar, per tanto i gay bar erano gestiti dalla mafia che allungava periodicamente mazzette alla polizia per poter riaprire. Durante le retate la violenza sbirresca si scagliava specialmente sulle persone trans che venivano arrestate anche solo indossare abiti non conformi al genere assegnatogli alla nascita. Addirittura era in vigore una apposita legge che obbligava chiunque a indossare almeno tre capi di vestiario che fossero considerati rappresentativi del genere espresso sui documenti.
Lo Stonewall Inn era uno locale per soli uomini, gestito appunto dalla mafia e quella sera ci fu una retata che però non finì come al solito. Infatti questa volta le drag queen sanguinanti, invece di scappare, si rigirarono verso i loro oppressori vendicando i soprusi della polizia a suon di molotov.

Il primo “pride” sarà infatti una rivolta… altro che sbirri rainbow.

Sylvia racconterà in un’intervista che una drag queen ammanettata si riuscì a liberare colpendo un poliziotto con un tacco a spillo. La polizia si dovette barricare nel locale con un giornalista. Le parti si erano invertite. Le manifestazioni e proteste innescate da quello che successe quella sera, segneranno ufficialmente l’inizio del movimento di liberazione omosessuale.
Sylvia sarà attiva per la causa antimilitarista e per i diritti civili in generale, al fianco dei Young Lords (gruppo portoricano affine a BLA) e delle Black Panthers. Nel 1971 promuoverà un’ordinanza antidiscriminazione sui diritti dellə omosessualə, ma il Gay Activists Alliance, invisibilizzerà le istanze trans, bollandole come “estreme” e controproducenti per la causa. Tradita e profondamente ferita, Sylvia a riguardo dichiarerà: “L’inferno non ha nessuna furia come una drag queen disprezzata”. Si opporrà alle organizzazioni LGB, come ESPA e HRC, che invisibilizzano la questione black e trans. Perciò nel 1972, insieme alla sua inseparabile compagna di lotte Marsha, fonderà STAR (Street Transvestite Action Revolutionaries) che darà una casa e sostegno a chi si prostituisce ed é costrettə a vivere per strada.
Nel ‘92 Marsha verrà trovata morta nel fiume Hudson, non sarà mai fatta giustizia in merito alla sua morte e il caso verrà archiviato frettolosamente come suicidio, suscitando numerosissime proteste. Probabilmente sarà uccisa della mafia che intimidiva da tempo anche il suo coinquilino, l’attivista Randy Wicker. Randy li accusava infatti di gestire il racket dell’intera città col bene placido degli sbirri.

A conferma delle responsabilità della polizia: alla famiglia di Marsha non sarà permesso di vedere il corpo, i fascicoli riguardanti il caso spariranno, testimonianze verranno volutamente omesse etc.

Nel ‘95 Sylvia tenterà di suicidarsi nello stesso fiume e vivrà sulle sponde dell’Hudson in una baracca per un periodo, come in una sorta di presidio fisso in memoria dell’amica.

I suoi problemi con l’alcol peggioreranno e di conseguenza anche quelli di salute.

La polizia dopo numerosi tentativi riuscirà a sgomberarla arrivando con le ruspe e distruggendo tutte le sue cose.

Verrà quindi accolta in una comune trans ispirata a STAR, di cui fanno parte alcunə dellə suə vecchiə amichə.

Negli ultimi anni smetterà di bere e tornerà a fare attivismo. Finalmente a Roma, nel 2000 troverà un minimo di gratificazione per i sacrifici di una vita, partecipando al gay pride come madrina e dicendo alla folla:

“31 anni fa non avrei mai immaginato di poter avere
così tantə figliə, ma sono fiera di avervi liberato”

Nel 2001 deciderà di reintegrare STAR come organizzazione politica attiva.
Sul letto di morte, all’ospedale Saint Vincent di New York, incontrerà due rappresentanti dell’ESPA per l’inclusione delle persone transgender nella loro organizzazione.

Dopo quella “T” molte lettere ancora sono state aggiunte, perché nessunə sia più invisibile.

“Fareste meglio a calmarvi. Sono stata qui tutto il giorno per vostri fratelli gay e le vostre sorelle gay in prigione…
Siete mai statə picchiatə, violentatə e incarceratə? Pensaci!
Io sono stata in prigione. Sono stata violentata. E picchiata. Molte volte! Da uomini, uomini eterosessuali che non appartengono al rifugio omosessuale: “Fai qualcosa per me?”_“No.” e mi dici di nascondere la coda tra le gambe. Non sopporterò questa merda.
Sono stata picchiata, mi hanno rotto il naso, sono stata gettata in prigione, ho perso il lavoro, ho perso il mio appartamento per la liberazione gay e mi trattate tutti in questo modo?
Che cazzo c’è che non va in tutti voi? Pensateci!
Le donne che lottano per la loro transizione, non scrivono donne, non scrivono uomini, scrivono “STAR” perché stiamo cercando di fare qualcosa per loro.
Credo nel potere gay. Credo che otteremmo i nostri diritti,
altrimenti non sarei qui fuori a combattere.
Questo è tutto ciò che volevo dirvi gente…
venite a vedere le persone a Star House…
Le persone stanno cercando di fare qualcosa per tutti noi, e non per gli uomini e le donne
che appartengono a un club bianco della classe media bianca.
Ed è quello a cui appartenete tuttə!
RIVOLUZIONE ORA!
Datemi una “G”! Datemi una “A”! Datemi una “Y”! Datemi una “P”! Datemi una “O”! Datemi una “W”! Datemi una ‘E! Datemi una “R”!
Potere gay!
Più forte!
POTERE GAY!

(Discorso al Gay Rally Pride tra urla, fischi e insulti, perché considerata un elemento negativo per l’immagine della comunità gay, 1973)

Di zovich

Sono una creatura selvatica, sono gramigna, sono strega ecotransfemminista, sono acqua che scorre e scava la pietra, non tollero i confini e le sovrastrutture che mi impediscono il movimento. Sono l'urlo muto delle galere, dei cervi braccati, delle donne* uccise. Sono mani spesse che seminano. "Torce nella notte" nasce come progetto benefit e di propaganda a sostegno della Rivoluzione del Rojava e dei suoi valori grazie la vendita di stampe, stands e collaborazioni probono.