Thomas Isidor Noel Sankara (1949-1987)
Rivoluzionario panafricanista e socialista, impegnato nella lotta contro colonialismo e imperialismo.
Sarà presidente del Burkina Faso.
Thomas Sankara nasce il 21 dicembre 1949 a Yako, nel nord del paese, in quello che all’epoca era l’Alto Volta, colonia francese. Il padre era stato militare nell’esercito francese e anche Thomas entrerà nell’esercito.
Mentre frequenta l’accademia in Madagascar, verrà folgorato dall’ideologia marxista e intraprenderà un viaggio in Francia per approfondirla. In Francia conoscerà e stringerà amicizia con Blaise Compaoré.
Una volta tornati, insieme fonderanno il ROC (Regroupement des Officiers Communistes), un’ organizzazione clandestina anticolonialista che propone una serie di riforme progressiste ed evidenzia le mancanze dell’amministrazione francese.
Nel 1960, l’Alto Volta ottiene dalla Francia un’indipendenza di facciata, ritrovandosi però a essere una delle nazioni più povere e disagiate del mondo.
La popolazione è affamata e prevalentemente composta da contadinə di cui solo il 2% sa leggere e scrivere, mortalità infantile altissima, aspettativa di vita media di appena quarant’anni, desertificazione, epidemie, mancanza di infrastrutture.
Dal 1960 in poi, sarà un susseguirsi di colpi di stato e relativi governi corrotti che non faranno che aumentare il malcontento popolare. L’esercito assumerà intanto una posizione di forte rilievo politico.
Nel 1980, un altro colpo di stato porta al potere il colonnello Saye Zerbo, che nomina Sankara sottosegretario di stato all’informazione. Tuttavia la corruzione del governo continua imperterrita e le proposte di Thomas vengono sistematicamente ignorate, pertanto pochi mesi dopo darà le dimissioni e sarà quindi arrestato.
A Zerbo si sostituirà, non molto dopo e grazie ad un altro colpo di stato, il capitano-medico Jean-Baptiste Ouédraogo, e la storia si ripete.
Sankara viene nuovamente nominato ministro, la corruzione continua, lui e compagnə denunciano la cosa, la gente manifesta nelle strade e chi promuove la libertà al solito è arrestato. Inutile dire che anche il governo francese avrà grossa responsabilità della seconda carcerazione di Thomas. Il 16 e il 17 maggio 1983, il Consigliere per gli Affari Africani del presidente francese Mitterand, Guy Penne, sbarrerà addirittura le porte alla stampa che chiede delucidazioni. Tuttavia l’arresto di Sankara scatenerà l’effetto opposto, consacrandone l’ascesa. E sebbene otterrà la presidenza sempre grazie a un colpo di stato, a differenza dei suoi predecessori, sarà davvero in grado di cambiare le cose.
Sankara darà una nuova identità alla nazione cambiando il suo nome da terra schiava del colonialismo, a terra liberata. Il suo nuovo nome: Burkinafaso, vuol dire “terra di persone integre”.
Durante la sua carica riuscirà ad attuare una vera forma di socialismo, non autoritario, senza corruzione e con vero amore per il popolo.
Si impegnerà per eliminare la povertà attraverso il taglio degli sprechi statali e la soppressione dei privilegi delle classi agiate. Metterà in atto riforme per la riqualificazione dell’agricoltura e della produzione del cotone e inverte la marcia alla desertificazione del paese.
Introdurrà numerose donne nel suo organico, mettendo al bando infibulazione e poligamia. Finanzierà un ampio sistema di riforme sociali incentrato sulla costruzione di scuole (la percentuale di bambinə scolarizzatə in breve tempo salirà di un terzo), ospedali e case per ceti deboli. Lotterà inoltre strenuamente contro l’ analfabetismo, grazie a corsi gratuiti di istruzione nelle campagne.
Lancierà una campagna di vaccinazione da morbillo, meningite e febbre gialla, riuscendo in sole tre settimane a far vaccinare il 60% dellə bambinə. E poi un’altra, importantissima, sulla prevenzione dell’AIDS, ma soprattutto porrà come fine ultimo della rivoluzione la FELICITA’.
“La nostra rivoluzione avrà valore solo se,
guardando intorno a noi, potremo dire che
i Burkinabé sono un po’ più felici grazie a essa.
Senza felicità, non possiamo parlare di successo”.
Nel 1984 terrà un importante discorso all’ONU e il 29 luglio 1987, ospite al Vertice dell’Organizzazione per l’Unità africana, avrà luogo il suo importante intervento sulla cancellazione del debito dell’Africa:
“Il problema del debito va analizzato prima di tutto partendo dalle sue origini. Quelli che ci hanno prestato il denaro sono gli stessi che ci hanno colonizzati, sono gli stessi che hanno per tanto tempo gestito i nostri stati e le nostre economie; essi hanno indebitato l’Africa presso i donatori di fondi. Noi siamo estranei alla creazione di questo debito, dunque non dobbiamo pagarlo” e ancora “Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché, se noi non paghiamo, i prestatori di capitali non moriranno, possiamo esserne certi; invece, se paghiamo, saremo noi a morire, possiamo esserne altrettanto certi. Quelli che ci hanno portato all’indebitamento hanno giocato, come al casinò: finché ci guadagnavano, andava tutto bene; adesso che hanno perduto al gioco, esigono che li rimborsiamo. Signor presidente, diciamo: hanno giocato; hanno perso; è la regola del gioco; e la vita continua”.
Il 15 ottobre del 1987 un commando guidato proprio dal suo “braccio destro” Blaise Compaoré, crivellerà di colpi Sankara e un’altra dozzina di personalità a lui vicine, gettando i corpi in una fossa comune. Dopo aver rinunciato a qualunque beneficio personale come presidente, al momento della sua morte, gli unici beni di Sankara saranno: 150 dollari, una bicicletta, una chitarra e la modestissima casa in cui era cresciuto e da cui non aveva voluto andarsene nemmeno sotto espresso invito, una volta asceso al potere.
Blaise Compaoré, comprato da francesi e americani, resterà in carica fino alle sue dimissioni e fuga in Costa D’avorio nel 2014.
“Proponiamo di rivedere tutta la struttura delle Nazioni Unite per porre fine allo scandalo costituito dal diritto di veto. È vero che certi effetti più diabolici del suo abuso sono stati controbilanciati dalla vigilanza di alcuni fra gli stati che detengono il veto. Tuttavia, nulla può giustificare un tale diritto, né le dimensioni di un paese né la sua ricchezza. Alcuni difendono tale iniquità sostenendo che essa si giustifica con il prezzo pagato durante la Seconda guerra mondiale. Ma sappiano, questi paesi, che anche noi abbiamo avuto uno zio o un padre che, come migliaia di altri innocenti, sono stati strappati dal Terzo mondo e inviati a difendere i diritti calpestati dalle orde di Hitler. Anche la nostra carne porta i solchi delle pallottole naziste. Mettiamo fine all’arroganza delle grandi potenze che non perdono occasione per rimettere in questione i diritti degli altri popoli. La mia delegazione non avrebbe assolto al suo compito se non avesse chiesto la sospensione di Israele e l’espulsione del Sudafrica dalle Nazioni Unite. Quando, con il tempo, questi paesi avranno compiuto le trasformazioni necessarie a renderli ammissibili nella comunità internazionale, ognuno di noi, e il mio paese per primo, darà loro il benvenuto e guiderà i loro primi passi.”
(estratto dall’intervento di Sankara all’ONU, nel 1984)