Murray Bookchin (1921-2006)
Anarchico, filosofo, saggista, ecologista e teorico del Confederalismo Democratico messo in pratica in Rojava, grazie a Ocalan.
Nasce da una famiglia di immigratə russə di origine ebraica che nel 1921, come moltə altrə si trasferisce in America. Il padre, ben presto, lascerà la famiglia e Murray crescerà con la nonna e la madre, entrambe comuniste rivoluzionarie con simpatie libertarie. Momento emblematico per il piccolo Murray, sarà sentire la nonna opporsi con veemenza all’esecuzione di Sacco e Vanzetti.
Nonostante in epoca giovanile propenda più per il marxismo, nel 1936 in Spagna scoppia quella che Murray, appena quindicenne, considera la nuova rivoluzione proletaria. Proverà quindi ad arruolarsi come volontario nelle Brigate Internazionali, per l’esattezza nella Brigata Lincoln, venendo però scartato per la giovane età.
Trovato lavoro come metalmeccanico si impegnerà come sindacalista, rendendosi amaramente conto che la classe operaia si sta rapidamente integrando nel sistema socio-economico capitalistico.
Questa presa di coscienza unita all’orrore dei processi staliniani e al patto Molotov-Ribbentrop, lo indurranno a lasciare per sempre il partito comunista.
Bookchin ritiene che lo statalismo, sempre più pervasivo, nutra il capitalismo, è che la massima espressione di ciò sia riconducibile alla distruzione dell’ecosistema e al concetto di cittadinanza.
Nel secondo dopoguerra elabora un’analisi storico-politica che non si limita più alle dinamiche socio-economiche della società contemporanea, ma prende in considerazione l’intera storia umana. Il suo obiettivo è rintracciare le cause iniziali del dominio nelle società umane, nella ricerca di un antidoto contro l’oppressione. Il suo sguardo sul mondo diventa intersezionale e inclusivo verso tutte le istanze, nessuna, nemmeno la più trasversale sarà ignorata. Cosa sarebbe il capitalismo senza il patriarcato? E chi nutre chi?
Nel 1963 scrive Our Synthetic Environment, e sarà proprio grazie a Bookchin che il termine “ecologia” farà la sua comparsa nel dibattito politico della nascente sinistra americana.
Dai primi anni Sessanta vivrà nell’East Village di Manhattan, all’epoca uno dei principali centri della controcultura americana, e girerà l’America con Allen Ginsberg della Beat Generation. In quel decennio contribuirà anche alla nascita di alcune importanti esperienze comunitarie, come la Cold Mountain Farm. Collaborerà inoltre con il Congress on Racial Equality e fonderà due gruppi anarchici: l’East Side Anarchists e Up against the Wall Motherfuckers. Il suo pamphlet Listen Marxist!, uscito alla fine del decennio e critico con la deriva vetero-marxista, venderà oltre centomila copie.
Bookchin si convince che il futuro dell’azione rivoluzionaria, non stia più nei grandi centri urbani, ma in quei piccoli centri dove sono ancora sono vive le tradizioni della democrazia diretta. Dove si possono quindi concretamente sperimentare nuove forme comunitarie. Nel 1971, si trasferisce definitivamente nel Vermont, dove nei tradizionali town meetings, la democrazia faccia-a-faccia dà ancora segni di vitalità. Sarà in questo contesto che elaborerà le tesi sul municipalismo libertario, meglio noto come confederalismo democratico e basato su una nuova idea di cittadinanza e di democrazia dal basso. In parallelo porterà avanti la sua riflessione ecologica, fondando insieme all’antropologo Dan Chodorkoff, l’Institute for Social Ecology, attivo dal 1974. Elaborerà quindi l’idea di ecologia sociale che ritroviamo in Post Scarcity Anarchism, I limiti della città, Per una società ecologica e soprattutto ne’ L’ecologia della libertà, del 1980. Bookchin avrà uno stretto e duraturo rapporto con l’Italia e con il Centro studi libertari in particolare. Durante gli anni Ottanta e Novanta verrà in Italia spesso per tenere conferenze in varie città: dal Friuli alla Sicilia. Inoltre parteciperà ad alcuni convegni internazionali, come l’Incontro internazionale anarchico “Venezia ‘84”.
Scriverà poi: Urbanisation without cities o The Next Revolution, Popular Assemblies and the Promise of Direct Democracy, che verrà tradotto in molte lingue, tra cui il turco. E sarà proprio grazie a questa traduzione che il suo pensiero influenzerà la lotta di Ocalan e in seguito verrà messo in pratica nel Rojava.
Il governo in Rojava infatti, non è statale, ma si sviluppa grazie ad assemblee popolari, guidate sempre da due rappresentanti: uomo e donna. Si fonda sulla partecipazione diretta dellə cittadinə alla vita politica. Il fine è quello di consentire a tuttə, delle condizioni di vita che possano garantire serenità, concedendo ad ognunə il tempo necessario per la propria maturazione culturale e ideologica.
“Parlare di ‘limiti di crescita’ in seno
ad un’economia capitalistica non ha alcun senso,
così come non ne ha parlare di limiti della guerra
in una società guerriera.
Il capitalismo non può essere “persuaso”
a porre un freno al suo sviluppo,
così come non si può “persuadere” un essere umano
a smettere di respirare.
I tentativi di realizzare un capitalismo “verde”,
sono condannati all’insuccesso
a causa della natura stessa del sistema,
in continua crescita.“
“IL CONCETTO DI DOMINIO
DELL’UOMO SULLA NATURA
DERIVA
DAL CONCETTO DI DOMINIO
DELL’UOMO SULL’UOMO.”