Gaetano Bresci (1869 – 1901)
L’anarchico che tornò appositamente dall’America per uccidere un tiranno e vendicare il sangue di centinaia di innocenti.
Nasce a Coiano, vicino di Prato, in una famiglia contadina. Adolescente inizia a lavorare in un tessilificio. A 15 anni fa già parte di un circolo anarchico e nel 1892 è condannato a 15 giorni di carcere per “oltraggio e rifiuto di obbedienza alla forza pubblica”. Aveva intercesso a favore di un panettiere che aveva tenuto aperto oltre l’orario di lavoro.
Viene inoltre schedato come “anarchico pericoloso” ed esiliato a Lampedusa.
Ricevuta l’amnistia sul finire del 1896, emigra negli Stati Uniti, dove trova impiego sempre nel settore tessile. Al contempo frequenta la comunità anarchica di emigratə italianə e mette su famiglia.
Quando saprà che re Umberto I aveva premiato Bava Beccaris per aver trucidato a cannonate la povera gente che in piazza a Milano, chiedeva l’abbassamento dei prezzi di pane e farina, (moti popolari del 1898), decide di tornare in Italia per uccidere il re.
Dopo essersi esercitato scrupolosamente nel tiro a segno, la sera del 29 luglio 1900, spara e uccide il re.
Lə compagnə e familiari di Bresci saranno arrestatx nel tentativo di dimostrare che non avesse agito da solo, ma fosse solo la pedina di un fantomatico complotto anarchico internazionale, del quale, naturalmente, non venne trovata alcuna prova.
Dopo l’attentato, sarà processato e condannato all’ergastolo nel penitenziario di Santo Stefano.
Un anno più tardi, in circostanze più che sospette, (due secondini sorvegliavano la cella 24h su 24), verrà trovato impiccato.
Diversə detenutə testimonieranno che morirà ucciso dalle guardie in seguito al trattamento “sant’Antonio”, specifico per punire lə ribelli che copertə con un sacco vengono costrettə a passare fra due file di agenti e massacratə di botte (ne sanno qualcosa anche lə sopravvissutə della Diaz e del Bolzaneto). Prassi derivata al solito da pratiche speciste, in passato, ho sentito di chi faceva la stessa cosa per “educare” i cani.
Il fascicolo di Gaetano e i documenti riguardanti la sua detenzione non verranno mai trovati e non si sa con esattezza se i suoi resti siano stati sepolti o se il suo corpo sia stato buttato in mare.
«Ho attentato al Capo dello Stato
perché è responsabile di tutte le vittime pallide
e sanguinanti del sistema
che lui rappresenta e fa difendere.
Concepii tale disegnamento,
dopo le sanguinose repressioni
avvenute in Sicilia in seguito agli stati d’assedio emanati per decreto reale.
E dopo avvenute le altre repressioni del ‘98,
ancora più numerose e più barbare,
sempre in seguito agli stati d’assedio,
emanati con decreto reale.» (Bresci al processo)
«Se gli uccisori dei re sono spinti a essere tali
da un sentimento personale di indignazione,
suscitato dalle sofferenze del popolo in schiavitù
di cui: Alessandro, Carnot e Umberto I
appaiono responsabili,
allora tali azioni, per quanto “ingiuste”,
appaiono comprensibili.» (L. Tolstoj, Non uccidere)
“Il re è stato ucciso a Monza.
Io sollevai di scatto il visetto pallido e triste. Sapevo benissimo che cosa significasse la parola… ucciso. (…)
Ma il re… chi era il re? Io ne sapevo vagamente qualcosa per i ritratti disseminati su tutte le pareti del collegio, e per quel poco che ne avevo potuto apprendere dalle prime letture di scuola.
Un uomo? No.
Una leggenda? No.
Un sogno? Ma, non so… (…)
E chi era colui che aveva ucciso?
E perché aveva ucciso?
E in che modo era riuscito a penetrare fin dove a nessuno è dato neppure di guardare?
E una palla di piombo brucia dunque anche la carne d’un re?
MA UN RE ALLORA,
È UN UOMO!
La sera ci spedirono a letto più presto del solito.
Anche l’ultima, breve preghiera della giornata fu per l’anima di quel morto importuno.
Poi le luci morirono le une dopo le altre: solo rimase acceso, nel mezzo del dormitorio, il lumicino di cera che rischiarava un poco le notti.
In quella penombra i miei occhi restavano ostinatamente sbarrati e io mi andavo ripetendo il nome di colui che aveva ucciso, ne contavo le sillabe sulla punta delle dita:
Bre-sci… Bre-sci…
bel nome breve e sonoro…
fatto di due sillabe solamente e così facile ad essere ricordato.”
(Virgilia D’Andrea da Torce nella notte)
