Nostra patria il mondo intero

Pietro Gori (1865-1911)
Il menestrello dell’anarchia che per patria aveva il mondo.
Poeta, scrittore, avvocato, sindacalista dell’U.S.I.,
esploratore e antropologo libertario.

Nasce a Messina, da genitori toscani e poco più che ventenne si trasferisce con la famiglia vicino Livorno. Ben presto entrerà in contatto con le realtà anarchiche del territorio e verrà per la prima volta arrestato per l’affissione di un’ epigrafe commemorativa dei Martiri di Chicago.
Due anni dopo, si laureerà in giurisprudenza con la tesi: “La miseria e il delitto” che mette in relazione il crimine alle condizioni di disagio economico-sociale. Teorie completamente in antitesi con quelle lombrosiane allora in voga.
Nel novembre dello stesso anno, editerà l’opuscolo Pensieri ribelli, una raccolta di testi delle sue conferenze. La pubblicazione gli costerà l’accusa di «istigazione all’odio di classe», conducendolo la seconda volta in carcere.
Sarà presto assolto grazie al supporto dellə compagnə di università e professorə che ne assumeranno la difesa.
Tuttavia l’anno seguente sarà nuovamente arrestato in seguito alle manifestazioni del Primo Maggio a Livorno. Le accuse saranno: «ribellione ed eccitamento all’odio fra le diverse classi sociali, eccitamento allo sciopero e resistenza all’autorità». Resterà in carcere quasi un mese venendo assolto in cassazione.
Trasferitosi a Milano, eserciterà come avvocato in difesa dellə compagnə.

Al Congresso di Capolago, dove verrà fondato il Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario, sosterrà le tesi malatestiane. Parteciperà poi, al Congresso del Partito Operaio Italiano e tradurrà dal francese Il Manifesto Comunista di Marx.
Nel frattempo inizierà anche a pubblicare L’amico del popolo, testata socialista anarchica di cui usciranno 27 numeri che verranno poi sequestrati, procurandogli altre grosse noie con la legge.
Nel 1891, il Ministro dell’interno richiederà che venga sottoposto a regime di sorveglianza speciale. Inoltre, all’approssimarsi di ogni Primo Maggio, sarà sistematicamente arrestato per motivi cautelari. Sarà proprio durante una di queste detenzioni che scriverà l’Inno del Primo Maggio.
La sua attività di avvocato a difesa dellə compagnə e di conferenziere, proseguirà per tutta la sua vita senza sosta, in lungo e in largo per il mondo.
Dopo l’approvazione del governo Crispi delle leggi antianarchiche del 1894, essendo ancora in corrispondenza con Sante Caserio, (da lui precedentemente difeso in un processo a Milano), è accusato di essere l’ispiratore dell’omicidio del presidente francese Sadi Carnot. Per evitare cinque anni di carcere, sceglierà l’ esilio a Lugano. Lugano si animerà ben presto di iniziative politiche e culturali libertarie, attirando ovviamente le attenzioni sgradite dalla polizia. Nel gennaio 1895, Pietro sarà arrestato e poi espulso con altrə 17 esuli anarchichə. In questa occasione scriverà “Addio Lugano”.

Viaggerà per l’Europa prendendo parte alle Conferenze Internazionali sull’anarchismo, poi raggiungerà America e Canada per un serratissimo tour di convegni, ne terrà oltre 400 in un anno.
Grazie all’interessamento di alcuni parlamentari, il governo gli concederà di rientrare in Italia, confinandolo però, almeno inizialmente all’Isola d’Elba.
Rientrato, riprenderà i contatti con il movimento anarchico, l’attività di avvocato e la collaborazione a pubblicazioni periodiche anarchiche.
L’ondata repressiva per i moti per il pane a Milano, oltre a conseguire nell’orrida strage, vendicata dall’anarchico Gaetano Bresci, coinvolgerà anche tutte le organizzazioni politiche di sinistra, e Pietro per evitare una condanna di ben 12 anni tornerà in esilio.
Da Marsiglia si imbarcherà quindi alla volta del Sudamerica. Lì vivrà, prima con il popolo argentino, poi con quello cileno, fino a spingersi in Patagonia e Uruguay. A piedi o a cavallo, con la chitarra a tracolla e la rivoluzione sociale nel cuore, interagirà con le popolazioni native nell’immensità di terre sconfinate, sentendosi sempre a casa.
Tornato in Italia nel 1902, insieme a Luigi Fabbri, fonderà la rivista Pensiero.
Il suo ultimo viaggio infine, lo porterà invece in Egitto e Palestina.
Fino alla sua prematura dipartita per tubercolosi a 46 anni, continuerà a scrivere e cantare d’anarchia, a promulgare la giustizia sociale e difendere lə compagnə arrestatə.

Sepolto nel cimitero di Rosignano Marittimo, vivrà per sempre e mai sarà dimenticato.

Inno del primo maggio

Vieni o Maggio t’aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l’arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all’eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l’ozio e de l’or

Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè

Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all’aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!

Di zovich

Sono una creatura selvatica, sono gramigna, sono strega ecotransfemminista, sono acqua che scorre e scava la pietra, non tollero i confini e le sovrastrutture che mi impediscono il movimento. Sono l'urlo muto delle galere, dei cervi braccati, delle donne* uccise. Sono mani spesse che seminano. "Torce nella notte" nasce come progetto benefit e di propaganda a sostegno della Rivoluzione del Rojava e dei suoi valori grazie la vendita di stampe, stands e collaborazioni probono.