il principe anarchico che odiava l’autorità

Petrer Kropotkin (1842-1921)
Filosofo, geografo, zoologo, militante e teorico dell’anarchia.
Il suo pensiero, in antitesi al darwinismo sociale (che giustifica l’oppressione del forte sul debole), si basa sul determinismo scientifico, secondo il quale la vita nasca da un intreccio di relazioni e rapporti basati sulla cooperazione e la solidarietà, piuttosto che sulla lotta.

Nasce in famiglia aristocratica amica dello zar e ventenne sarà ufficiale dei Cosacchi in Siberia, dove abbraccerà gli ideali anarchici, coniugandoli allo studio di geografia, geologia e zoologia.
Tornato a Pietroburgo, riprenderà gli studi universitari nella facoltà di scienze e nominato segretario della sezione geofisica della “Società russa di geografia”.
Qualche anno più tardi, abbandona i suoi incarichi per meglio dedicarsi all’attivismo politico, aderendo all’Internazionale di Bakunin a Ginevra e impegnandosi per la partecipazione anarchica ai movimenti sindacali. Si unisce alla Federazione del Jura e al Circolo Čajkovskij, del quale scriverà il programma. Parteciperà inoltre alle riunioni clandestine invocando la rivoluzione sociale con lo pseudonimo di Boradin.
Buffo pensare alla faccia dello zar, dopo aver scoperto che il temibile Bordadin altri non fosse che il principe Kropotkin.
Nel 1874 sarà arrestato, riuscendo a evadere due anni dopo e riparando in Svizzera con lo pseudonimo di Levachov.
Lì sarà segretario generale del IX Congresso dell’Internazionale dei lavoratori e poco dopo, minacciato di arresto dalle autorità svizzere scapperà in Inghilterra.
Dopo vari viaggi tornato a Ginevra, fonda e dirige Le Révolte e collabora con Élisée Reclus alla stesura della Geografia Universale.
In seguito all’omicidio dello zar Alessandro II per mano anarchica, dopo un rocambolesco processo, sarà espulso dalla Svizzera e trasferito in un carcere francese. Tempestivamente Victor Hugo presenterà una petizione firmata da numerosi intellettuali per la sua liberazione.
Durante la detenzione, scriverà l’opera Parole di un ribelle.
All’inizio dell’anno successivo, ottenuta la grazia, tornato in Inghilterra, fonda la rivista Freedom e contribuisce alla creazione della casa editrice anarchica Freedom Press.
Di questo periodo sono anche alcune delle sue opere più importanti: Il mutuo appoggio, La morale anarchica e Campi, fabbriche e officine.

La rivoluzione in Russia risveglia in lui l’interesse per la sua terra natia, così nel 1914 prende posizione in favore della guerra contro la Germania, litigando duramente con Malatesta e sollevando numerose polemiche all’interno del movimento anarchico, parte. Appena arrivato però, si pentirà amaramente dell’errore.
Prensa immediatamente posizione contro la piega autoritaria assunta dal movimento rivoluzionario, criticherà specialmente i bolscevichi.

Nella sua prima lettera a Lenin, scrive:

“Se la situazione attuale continuerà, la stessa parola ‘socialismo’ diventerà una maledizione, come capitò in Francia alla parola ‘uguaglianza’, dopo quarant’anni di giacobinismo”.

Stringe amicizia con il ministro russo Aleksandr Kerenskij, dal quale rifiuterà sia una pensione annua che l’offerta di diventare ministro, affermando di considerare: “molto più utile e onesta la professione del lustrascarpe”.
Nel 1920 circa, scrive Lettera ai lavoratori di tutto il mondo, dove esorta alla fine al blocco e alla fine della guerra d’intervento, definendola solo un mezzo per rafforzare la dittatura e ostacolare la ricostruzione sociale. Scrive inoltre del suo sogno di una Russia anarchica e consiglia ai popoli degli altri paesi di imparare dagli errori della Rivoluzione Russa, di cui loda solo lx Soviet di Machno. Nonostante le cocenti delusioni, tenterà di ricostituire una nuova Internazionale, senza purtroppo avere seguito. Ormai vecchio e malato, muore, senza poter ultimare quella che riteneva fosse la sua opera più importante L’ etica. La sua bara attraverserà le strade di Mosca accompagnata da bandiere nere recanti la scritta:

“Dove c’è autorità non c’è libertà”

 

Di zovich

Sono una creatura selvatica, sono gramigna, sono strega ecotransfemminista, sono acqua che scorre e scava la pietra, non tollero i confini e le sovrastrutture che mi impediscono il movimento. Sono l'urlo muto delle galere, dei cervi braccati, delle donne* uccise. Sono mani spesse che seminano. "Torce nella notte" nasce come progetto benefit e di propaganda a sostegno della Rivoluzione del Rojava e dei suoi valori grazie la vendita di stampe, stands e collaborazioni probono.