Lotta di classe e patriarcato interiorizzato

Camillo Berneri (1897-1937) e Giovanna Caleffi (1897-1962)
Una storia d’amore, anarchia, omicidi politici, purghe staliniste e tradimenti politici.
Una storia che testimonia inequivocabilmente il sessismo presente nei movimenti allora come oggi.

Camillo Berneri nasce a Lodi, figlio della scrittrice, attivista socialista e insegnante, Alda Fochi. Ben presto Alda lascerà il marito portando con sé il piccolo Camillo. Per motivi di lavoro si trasferiranno spesso finendo dopo anni per stabilirsi stabilmente a Reggio Emilia.
Sicuramente influenzato da Alda, Camillo entra a far parte del movimento socialista italiano che è poco più che un bambino, distinguendosi da subito. Nel 1915 conosce Giovanna Caleffi, studentessa di sua madre, nonchè militante nello stesso gruppo politico. Poco dopo, Camillo viene a contatto con l’anarchismo e matura un pensiero antimilitarista. Date le divergenze di opinione sull’intervento in guerra con il PSI, lascia la causa socialista per quella anarchica.
Nel 1916 si trasferisce ad Arezzo dove frequenta il liceo. L’anno seguente, ancora minorenni, Giovanna e Camillo si sposano.
Chiamato alle armi ed escluso dall’Accademia Militare di Modena per le sue idee, è comunque inviato al fronte nel 1918. L’anno seguente sarà confinato a Pianosa per aver preso parte, sebbene in servizio, allo sciopero generale avvenuto nel mese di luglio.
Inizierà così la sua inarrestabile collaborazione con vari periodici libertari: Umanità Nova, Pensiero e Volontà, L’avvenire di Pisa, La Rivolta di Firenze e Volontà di Ancona.
Si laurea in filosofia e insegna per qualche tempo a Camerino nelle Marche. Poi a Firenze, sarà attivo all’interno della Unione Anarchica Italiana, collaborando con il periodico locale Non mollare.
All’ascesa del fascismo, in seguito a varie aggressioni, fuggirà clandestinamente in Francia. Ben presto lo raggiungeranno anche Giovanna, le figlie e sua madre Alda, che sdegnata dal fascismo si era rifiutata di prestare giuramento al re e per tanto era stata interdetta dal poter insegnare. Tre anni dopo Ermanno Menapace, spia dell’OVRA sotto copertura, farà arrestare Camillo facendolo espellere dalla Francia.

Mentre Camillo vive da fuggitivo, Giovanna attraverso la rete anarchica, si impegna per procurargli il permesso di soggiorno. Inoltre nel 1933 riesce ad avere in gestione una drogheria che ben presto diventerà il punto di ritrovo per lə esuli anarchichə.

Per questo, ma soprattutto per “essere moglie di …”, è soggetta a stretti controlli da parte della polizia e del Ministero degli Interni francese. L’ideologia politica di Giovanna è nota alla Prefettura di Milano, pertanto verranno effettuati accertamenti anche su una sua dipendente sospettata di avere le medesime idee.
Siamo alle soglie dell’invasione italiana d’Etiopia e anche la guerra di Spagna non è lontana. Allo scoppio di quest’ultima, Camillo parte per la Catalogna con il primo contingente antifascista italiano, prendendo parte alla battaglia di Monte Pelato.
Sentendosi inadatto al fronte, ma esponendosi comunque a rischio della sua vita, negli ultimi mesi parteciperà ai dibattiti e scriverà per il periodico, Guerra di classe. Antimilitarista convinto, Berneri al fucile predilige calamaio e inchiostro, queste saranno le armi attraverso cui denuncerà l’indifferenza dello stesso movimento anarchico e socialista, in merito ai massacri dellə loro compagnə da parte degli stalinisti. Questi ultimi saranno infatti responsabili della morte di migliaia di combattenti anarchichə, ma anche comunistə, come quellə POUM.
L’assassinio di Camillo Berneri, sarà infatti un triste esempio di quelle che verranno ricordate come le Giornate di maggio.
Il 5 Maggio del 1937, un gruppo di mozos de escuadra e di bracciali rossi del PSUC (partito socialista catalano), capitanati da un poliziotto in borghese, bussano alla porta di casa dove abitano Berneri e Barbieri, un altro anarchico. Entrambi vengono arrestati come “controrivoluzionari”. Prelevati dalla loro abitazione verranno fucilati alle spalle, mentre ancora scendono le scale.
I loro corpi verranno poi esposti nel centro della città.

Dopo la morte del marito, Giovanna riprenderà la militanza in maniera più attiva che mai, dimostrando di essere ben più della “moglie di ..” .
A questo punto tengo doverosa una personale postilla:
Berneri per quanto potesse essere lungimirante e acuto in merito certe questioni, era molto conservatore per quanto riguardava ruoli di genere e famiglia. Non sosteneva certo la causa femminista, anzi la dileggiava proprio, come testimonia l’orripilante opuscolo L’emancipazione della donna (considerazioni di un anarchico). In cui senza mezzi termini arriva a definire la donna addirittura “schiava e scimmia sua natura”.
Questa è l’ulteriore conferma che il retaggio patriarcale strisciasse liberamente anche nel movimento anarchico.

Esattamente come denunciavano le Mujeres Libres, nella Spagna per cui Berneri, paradossalmente, era andato a combattere a costo della sua stessa vita.

Mi viene quindi anche da considerare, da fierə Gorgonə (cit.), che il tempismo con cui Giovanna intensificherà la sua militanza, non sarà poi così casuale. Tantomeno credo non sia opportuno continuare a dipingerla, come se l’ardore della sua militanza scaturisse dalla devozione di una vedova.

Giovanna Caleffi era anarchica fin dall’adolescenza, anche se il marito scrivendo di lei ai compagni diceva: “mia moglie non è una militante, ma sostiene grossa parte delle MIE idee”.

Fine invisibilizzazione. Fine postilla.

Giovannina inizia quindi a scrivere per il giornale anarchico di Boston, Controcorrente. Nel 1938, fonda il Comitato Camillo Berneri e pubblica una raccolta di scritti del marito intitolata Pensieri e Battaglie con prefazione di Emma Goldman. L’anno dopo, sempre con forte sostegno della Goldman, lancia un appello su L’Adunata dei Refrattari, denunciando l’internamento dellə antifascistə reduci dalla guerra di Spagna, nei campi di concentramento francesi.
Scriverà numerosi articoli e lancerà varie iniziative in memoria del marito e in favore di tutte le detenzioni politiche nel mondo.
Nel 1940, la Francia viene in gran parte occupata dalle truppe tedesche che concedono al governo collaborazionista di Vichy, l’amministrazione della parte centro-meridionale. I fascisti possono finalmente dedicarsi allə antifascistə rifugiatə in Francia.

Giovanna viene incarcerata per tre mesi nella prigione di La Santé, per essere poi rimbalzata fra le carceri austriache e tedesche per circa un anno. Infine sarà consegnata ai fascisti e instradata in Italia, dove è condannata a un anno di confino a Lacedonia. Scontata la pena, per timore che possa riprendere i contatti con la rete anarchica attiva nella resistenza francese, le autorità non le renderanno il passaporto.
Giovanna sparisce nel meridione d’Italia.
Il 25 luglio 1943 cade il fascismo e inizia il periodo della Resistenza Anarchica. Con Cesare Zaccaria, Armido Abbate, Pio Turroni e altrə si impegna a ricucire le file del movimento anarchico. Nel 1944, editerà la prima pubblicazione di Volontà.
In quel momento la linea del PCI, forza dominante nel CLN livornese, era sotto l’egemonia assoluta di Palmiro Togliatti, noto boia di anarchichə (*post su Belgrado Pedrini).

Nell’aprile del 1945 Giovanna scriverà una lettera alla Federazione Comunista Libertaria di Livorno, in cui esprimerà dissenso all’ipotesi che entrino a far parte dello snodo CLN locale, ricordando le giornate del maggio 1937.

Grazie al suo fondamentale contributo, nasceranno le edizioni RL e la Collana Porro su cui troveranno spazio: Errico Malatesta, Boris Volin, Luce Fabbri, Carlo Doglio e altrə.
Nel 1948, pubblicherà un opuscolo titolato Il controllo delle nascite. Il volumetto raccoglierà scritti già editi su Volontà e costerà a lei e altrə compagnə due anni di carcere per “propaganda contro la procreazione”.

Collaborerà inoltre con le maggiori testate anarchiche italiane e americane, occupandosi al contempo di supporto sociale ed economico ai ceti disagiati.

Nell’estate del 1948, riuscirà a portare in vacanza lə figliə dellə compagnə meridionali tramite il supporto logistico ed economico dellə compagnə del nord d’Italia. L’esperimento funzionerà e sarà ripetuto nel 1949, anno in cui verrà a mancare sua figlia Maria Luisa, anch’essa militante. Per ricordarla, deciderà di prendere in gestione una colonia stanziale a Cesenatico e darle il suo nome. Il progetto sarà realizzato nel 1951. Resterà attivo fino alla chiusura per debiti nel 1957; ma Giovanna non si arrende e poco dopo ci riprova.
Sempre tramite l’aiuto dellə compagnə, acquisisce, non senza difficoltà, un appezzamento di terreno a Ronchi di Massa, a soli settecento metri dalle spiagge. La colonia verrà riaperta sempre con il nome di Maria Luisa Berneri. Per tre anni Giovanna, con la figlia Giliana, si impegnerà con tutte le forze per farne un luogo di fermento socio-culturale.

Muore il 14 marzo 1962, per problemi cardiaci, proprio mentre sta uscendo dall’ospedale a causa di un precedente ricovero.

Eppure tutt’oggi Giovanna è menzionata a stento solo per essere stata “la moglie di..”, ciò prova che il retaggio patriarcale sia ancora ben presente nei movimenti rivoluzionari.

Sarebbe ora di fare ammenda e di tirare i “santini” giù dalle teche.

Di zovich

Sono una creatura selvatica, sono gramigna, sono strega ecotransfemminista, sono acqua che scorre e scava la pietra, non tollero i confini e le sovrastrutture che mi impediscono il movimento. Sono l'urlo muto delle galere, dei cervi braccati, delle donne* uccise. Sono mani spesse che seminano. "Torce nella notte" nasce come progetto benefit e di propaganda a sostegno della Rivoluzione del Rojava e dei suoi valori grazie la vendita di stampe, stands e collaborazioni probono.